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Categoria: Antichità
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Per gli Antichi (si pensi ad Omero per esempio) non esiste il soggetto in quanto identità singola dotata di coscienza e volontà. Esiste invece un principio vitale (la
psuché: il soffio, il respiro) che consente all'uomo di muoversi e di agire. Ovvero l'uomo è, esiste in quanto agisce... e quando questo soffio, questo respiro lo abbandona egli non esiste più. Non che egli sia mai esistito nel senso in cui lo intendiamo noi oggi, ovvero come "individuo": nulla di ciò che chiamiamo "pensiero" o "spirito" o "coscienza" era codificato e dava all'uomo lo status ontologico di "soggetto" (o individuo). Questo perché, proprio quelle forze agenti che configurano l'uomo, se non come individuo/soggetto, almeno come esistente in quanto agente sono in verità... esterne. Non vengono da dentro, ma da fuori. E in tali forze sono identificabili interventi divini dietro i quali si muove infine l'
ananke, la necessità fatale, che sola tira le fila dei destini e delle decisioni umane.
Morale parziale: chissà se ci meritiamo questo upgrade a soggetti/individui...
Interessa il tema e vuoi approfondire?
Ecco allora qualche libro interessante:
- Nussbaum, M. (1996) La fragilità del bene. Bologna, Il Mulino
- Snell, B. (1963) La cultura greca e le origini del pensiero europeo. Torino, Einaudi
- Vegetti, M. (1995) Passioni antiche: l'io collerico in Vegetti, S. (a cura di) Storia delle passioni. Roma-Bari, Laterza
- Vegetti, M. (1989) L'etica degli antichi. Roma-Bari, Laterza